Spesso associamo il cambiamento all'area semantica del "fare": agire, modificare, mutare, diventare e così via.
Ma capita, e lo si vede bene in terapia, che il cambiamento abbia a che fare con qualcosa di più statico, che appartiene alla nostra storia personale, che è sempre stato lì, visto e saputo, seppur tenuto nascosto, in attesa di essere legittimato e validato da occhi esterni, di essere finalmente riconosciuto come vero e reale. E questo è qualcosa di molto potente, liberatorio e trasformativo ma a volte talmente intenso da fare male. Ecco perché può richiedere un contesto di cura come quello terapeutico.
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Spesso sentiamo di avere il controllo della situazione quando sappiamo cosa e come fare, quando abbiamo ben chiari cause ed effetti, quando conosciamo i passi da compiere con precisione.
A volte però non è così. E possiamo sentire di avere il controllo della situazione quando NON facciamo, quando scegliamo di fermarci, quando mettiamo in standby un futuro che ci spaventa. Anche queste azioni possono farci sentire di avere tutto sotto controllo, darci un senso di protezione. Nonostante non sia magari ciò che fa stare meglio. "S. è il più feroce critico di se stesso, direi.
Come la maggior parte dei di noi" Tratto dal libro "S. La nave di Teseo" di J.J.Abrams e D.Dorst #lettureinteressanti #lanavediteseo #citazionedelgiorno #citazionilibri #frasedelgiorno #riflessionedelgiorno #citazione #citazioni #libriperilfinesettimana #libri #letturebelle #frasiper #frasiriflessive A proposito di riprese, nuovi inizi, ritorno dalle vacanze e cambiamenti ...
Tratto dal libro "S. La nave di Teseo" di J.J.Abrams e D.Dorst #cambiareprospettiva #settembre #fineagosto #lettureinteressanti #libriinteressanti #lanavediteseo Spesso le vacanze vengono descritte come quel periodo per ricaricare le energie, per staccare la spina, per riposare e divertirsi (quasi un dogma).
So bene che i ritmi della nostra società permettono ben poche altre alternative e che per molti le vacanze non ci sono nemmeno. Penso che a volte staccare è impossibile o difficile, che divertirsi non dovrebbe diventare un dovere o un piacere di pochi giorni, che non ci si dovrebbe spremere ed esaurire le energie durante i mesi precedenti come fossimo macchine da poter ricaricare, ma si dovrebbe avere il diritto di rispettare i propri tempi ed i propri bisogni, compatibilmente con i tempi dei nostri doveri. Sento già delle voci arrivare: a volte non c'è altra scelta, e lo riconosco. Alcune volte le scelte che non ci fanno stare bene sono le uniche che ci sembrano abbiano un senso. Ci sono dei cambiamenti ideali che dovrebbero arrivare dall'alto (penso ai ritmi e alle condizioni lavorative) ma, come sempre, si può solo modificare ciò che è nelle nostre mani. Allora mi sono scritta un promemoria per il mese di agosto, che vorrei portarmi dietro anche i prossimi mesi. Perché non vorrei aspettare tutto l'anno le vacanze come unico periodo felice (che poi tutte queste aspettative che sapore lasciano?), ma vorrei che ogni mese fosse un po' "vacanziero" a suo modo. Lo condivido anche con voi: che ne pensate? Oggi ripensavo alla prima vacanza fatta con Vera ( lei aveva 8 mesi) I primi giorni erano stati un disastro: lei piangeva spesso, era nervosa e noi pure perché cercavamo di fare le vacanze come le avevamo sempre fatte.
Ci sono voluti un paio di giorni per riuscire a riassestarci e a modificare orari pause attività giri. Non è stato semplice rinunciare alle vecchie abitudini. Lo scorso anno mi sono goduta molto di più i ritmi della vacanza. Quest'anno stiamo cercando un buon compromesso tra nostri bisogni e quelli di Vera e devo ammettere che sta funzionando! 📝 Psicoesercizio È mai successo anche a voi di dover cambiare abitudini e di averci messo un po' di tempo? cosa avete scoperto di nuovo? Vi sono piaciuti i compromessi? Le stagioni passano, quelle della natura e quelle della vita. Il tempo è forse l'unica certezza che abbiamo. Sappiamo che arriverà un nuovo giorno e, dopo quello, un altro ancora. E questo indipendentemente da ciò che noi facciamo, da quello che fanno gli altri, dal fatto di esserci ancora o di non esserci più.
In passato non vedevo l'ora della primavera e dell'estate, ora cerco di godermi ogni stagione ... Così ci provo anche nella vita, sapendo che questo momento che sto vivendo, con queste stesse caratteristiche, non tornerà più. Magari tornerà una stagione simile, ma mai identica all'altra, come io non sarò sempre la stessa. Che ne pensate? In che stagione vi sentite? Vi piace? Vorreste cambiarla? Oggi ho avuto un colloquio con un ragazzo originario del Senegal. È sempre un arricchimento per me confrontarmi con una cultura diversa.
Diverso è il modo di concepire il tempo: non come qualcosa da organizzare, programmare, sfruttare al massimo per produrre e fare, ma come qualcosa che inevitabilmente passa ed è al contempo certezza, il sole sorgerà sempre domani. Non si corre il rischio di "sprecare" il tempo, un'ora prima o dopo non cambia. Diverso è anche il modo di prepararsi ad una partenza: solitamente cerchiamo di salutare tutti e tutto, lui ha informato solo i genitori, perché si fa così, per scaramanzia, meglio non attirare il malocchio degli invidiosi. Quante diversità, a volte mi piacerebbe riuscire ad alternare, ad affrontare le giornate e gli eventi con una o l'altra prospettiva. Non capirsi e litigare, capita a tutti, grandi e piccini. A volte le incomprensioni nascono perché i messaggi che inviamo e che riceviamo non sono chiari, vengono fraintesi.
Ho pensato allora ad una "to do list" di cose da fare prima di iniziare un litigio! 1) Sono sicuro che siamo entrambi concentrati sulla comunicazione che stiamo avendo? Stiamo facendo qualcosa che potrebbe distrarci da un ascolto attento? Prendiamoci il tempo e le energie giuste per parlare ed ascoltare! 2) Ho usato parole chiare, frasi complete, senza lasciare troppe deduzioni per dire quello che ho in mente? Posso dire la stessa cosa in modo da renderla più comprensibile per l'altro? Posso essere sufficientemente sicuro che l'altro abbia compreso? 3) Sono sicuro di quello che ho ascoltato? Ho bisogno di fare domande per chiarire e comprendere bene ciò che l'altro mi sta dicendo? 4)Ho prestato attenzione al tono della mia voce, a quella dell'altro, alle nostre posture, i nostri gesti, le nostre espressioni del viso? 5) Che emozione sento dentro di me? Come mi fa stare dire quello che penso e ascoltare l'altro? 6) Sono consapevole di qual è la mia intenzione, il mio bisogno, la mia richiesta? Se invece siete già dentro ad un litigio... vi rimando al post Litigi? Sì, grazie! dove troverete un breve vademecum per litigare meglio! Con gli anni ho iniziato a mal tollerare e limitare il "troppo" materiale. Che siano oggetti, vestiti, cibo, giocattoli. L'unica cosa su cui non lesino sono i libri e le piante.
Non mi viene sempre facile, perché quando vedo qualcosa di bello, devo fermarmi a pensare se mi è davvero utile, come potrei usarlo, se non ne ho già uno simile a casa. C'è chi riesce a vivere con l'essenziale, chi preferisce circondarsi di cose. Altre volte, il troppo spaventa un po'. Mi è capitato dopo i due anni e mezzo in cui ho vissuto in Camerun, dove si trovava pochissimo del "superfluo" e la scelta del bagnoschiuma da prendere era limitata a due o tre opzioni. Tornata in Italia, la prima volta in un supermercato mi sono sentita persa. Davvero abbiamo così tanta scelta? E come si fa adesso? A volte il troppo nella vita spaventa anche se positivo: troppa felicità, troppe opportunità, troppe strade, troppo cambiamento, perfino troppo amore... se non si è abituati come si può gestire? Se sono abituato a non avere alternative da percorrere, come posso non farmi prendere dall'ansia quando ne incontro più di una possibile? Se ho passato così tanto tempo infelice, riuscirò mai a riconoscere la felicità e a non averne timore? Se non ho mai pensato di meritare amore, come si fa quando me ne arriva tanto? Voi che ne pensate? |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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