Sì sente spesso parlare delle conseguenze del poco amore e delle trascuratezza sui figli...
Ma quando l'amore è troppo? Sembra difficile pensare che troppo amore possa avere qualche ripercussione negativa. Preciso che con troppo amore non intendo le coccole a profusione, i "ti voglio bene" ripetuti all'infinito, il rispondere ai bisogni emotivi quando emergono. Questi sono fondamentali. Con "troppo amore" intendo tutte quelle azioni che noi genitori compiamo con l'intento di vedere i nostri figli felici ma che alla lunga sono controproducenti. Ad esempio, quando li proteggiamo troppo e preveniamo la loro sofferenza, impedendo loro di fare delle esperienze (ovviamente calibrate all'età) poco piacevoli ma costruttive. Magari interveniamo subito nei litigi, senza lasciare che provino a cavarsela da soli. Con i bambini più grandicelli, magari fatichiamo a lasciare che facciano qualcosa di gestibile da soli fuori casa. Alla lunga, per evitare che soffrano o si facciano male, non permettiamo loro di imparare a riconoscere e gestire la loro sofferenza, i momenti critici, gli sbagli. La prima volta che non saremo lì con loro, non sapranno che fare e ... soffriranno. A volte non diamo regole, per non vederli piangere e qui vi rimando al post di Valentina Rocchio che recentemente ha parlato del perché è importante dare regole. E quante volte rispondiamo subito ai loro bisogni materiali (giochi soprattutto!). I giochi sono importantissimi, come lo è insegnare che esistono priorità ("Compriamo i pennarelli perché finiti ma non il peluche perché ne hai già due" oppure "compriamo solo un gioco nuovo, non tre alla volta"). Questo aiuta a gestire la frustrazione, a saper attendere, a posticipare quello che sembra un bisogno ma in realtà è un bel desiderio, a capire che possiamo essere attivi nel fare avverare un nostro sogno ("ogni giorno metto da parte una monetina, mi impegno nel fare qualcosa in casa" ovviamente, ripeto, tutto adeguato all'eta e alle capacità dei bambini). Troppo amore è anche quando non riusciamo più a trovare tempo per noi, per la coppia, per le cose che ci appassionano e ci piacciono, anche quando questo tempo ci potrebbe essere. È importante ricordarsi di essere prima donne e uomini e poi mamme e papà, altrimenti rischiamo di dare ai nostri figli la grande responsabilità di renderci felici, mentre siamo noi a dover ricercare la nostra felicità, per poterlo insegnare a loro. 📝 Psicoesercizio La domanda che vorrei porvi per riflettere tutti insieme è "Perché abbiamo bisogno NOI genitori di dare troppo amore? Cosa succede a NOI se non diamo troppo amore?
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Maria Montessori sostiene che nel bambino la realizzazione di se stesso si effettua attraverso l'amore. Può infatti considerarsi come un amore quell'impulso irresistibile che nel corso dei mesi unisce il bambino al suo ambiente, alle persone e alle cose che lo circondano. Non si tratta del concetto che si ha comunemente dell'amore come sentimento emotivo. E' un amore d'intelligenza che vede, osserva, e amando restituisce. Quell'ispirazione che spinge i bambini ad osservare si potrebbe chiamare "intelletto d'amore", scrive Maria Montessori. La capacità di osservare in modo vivace e minuzioso quei tratti dell'ambiente che per noi adulti sono del tutto insignificanti, è certamente una forma di amore. Non è forse caratteristica dell'amore la sensibilità che ci fa notare in un essere cose non viste dagli altri e registrare particolarità che gli altri non sanno apprezzare o scoprire, che sembrano occulte e che solo l'amore può rivelare? Nell'ambiente, l'oggetto dell'amore è soprattutto l'adulto. Da lui riceve gli oggetti e gli aiuti materiali e da lui prende con intenso amore ciò che gli è necessario per la sua formazione. L'adulto è per lui un essere venerabile, dalle cui labbre escono le parole che gli serviranno per costruire il linguaggio e gli saranno da guida. E l'adulto, con le sue azioni, addita al bambino, uscito dal nulla, come si muovono gli uomini: imitarlo significa per il bambino entrare nella vita. E' necessario riflettere, secondo la Montessori, che il bambino ama l'adulto sopra ogni cosa. Egli desidera sentire l'adulto accanto a sé e si compiace di attirare l'attenzione del genitore sopra se stesso, come a dire "Guardami, stammi vicino". Ecco allora che la sera, quando va a letto, il bambino chiama la persona che ama e che vorrebbe non lo lasciasse. E quando andiamo a mangiare, lui vorrebbe venire con noi, non tanto per mangiare anche lui, ma per guardarci, per starci vicino. L'adulto passa accanto a questo amore senza riconoscerlo. Diciamo "Non ho tempo, non posso, ho da fare" e forse in fondo pensiamo anche "Non bisogna viziarli, bisogna correggerli, i bambini, se no si finisce per essere loro schiavi". Quante volte abbiamo desiderato liberarci di lui per fare quel che ci piace, per non rinunciare ai nostri comodi, alle nostre abitudini ai nostri bisogni del momento. Ma cos'è, se non amore, quello che spinge il bambino, appena alzato, ad andare a cercare i genitori? [M. Montessori, "Il segreto dell'infanzia"] Egli non va da loro per svegliarli materialmente, ma semplicemente per rivedere chi ama, per dare loro un bacio. La Montessori aggiunge che è proprio questo amore che ha una immensa importanza per noi adulti. Metaforicamente, il padre e la madre tendono ad "addormentarsi", per la vita piena di impegni e doveri, ed hanno bisogno del loro bambino per essere risvegliati e rianimat. Senza il bambino che lo aiuta a rinnovarsi, l'uomo si ritroverebbe con una dura corazza a rendere il suo cuore insensibile. Veniva a svegliarci e ad insegnarci l'amore! E noi pensavamo che si trattasse d'un capriccio infantile e così perdemmo il nostro cuore. [M. Montessori, "Il segreto dell'infanzia"] Nessun genitore riceve un libretto d’istruzioni con l'arrivo di un figlio: ci sono cose che si imparano, alcune vengono meglio e con facilità, altre meno. Spesso sono i "capricci" a mettere in difficoltà i genitori. Maria Montessori, fra le primissime donne italiane a laurearsi in medicina e a dedicarsi allo studio dell'educazione dei bambini, nega l'esistenza dei capricci così come noi adulti li intendiamo e ci sprona a vederli sotto un'altra prospettiva. Ella afferma che il "capriccio" è una difficoltà di comunicazione o una comunicazione non efficace. Il pianto infatti è l’unico modo di comunicazione che un neonato possiede ed è fondamentale fermarsi e cercare di capire cosa ci sta dicendo. Scrive la Montessori: Quando ostacoli esterni impediscono la naturale attività vitale della "crescenza" cioè della conquista attiva dei caratteri, possono sorgere reazioni dolorose e violente del bambino. Non essendoci note le cause di tali reazioni, noi le giudichiamo senza causa e le misuriamo dalla loro resistenza a cedere ai nostri tentativi per calmarle. Con il termine vago di capriccio noi chiamiamo dei fenomeni che differiscono molto tra di loro ma che consideriamo tutti non avere una causa apparente (Montessori, Il segreto dell'infanzia) Quel pianto e quel comportamento che al genitore sembrano negativi ed irrazionali vanno letti come l’espressione di un desiderio del bambino perfettamente logico ed equilibrato, ma che l'adulto fatica a comprendere immediatamente. La mancata comprensione, specie nel caso di un bambino piccolo, è dovuta all' incapacità del neonato di comunicare in maniera a noi comprensibile (per le carenze che ancora ci sono nel linguaggio verbale). I capricci sono espressione di bisogni insoddisfatti che creano uno stato di tensione, allarme di una condizione errata, di un pericolo, rappresentano un tentativo dell'anima di chiedere, di difendersi e spariscono immediatamente se v'è stata la possibilità di comprenderli e di soddisfarli. L'adulto deve essere disposto all'ascolto, avere il tempo per fermarsi ad ascoltare, cercare di interpretare i bisogni del bambino per seguirlo ed assecondarlo con le proprie cose, conoscere i suoi tempi e il suo modo di sviluppo, preparargli un ambiente adatto. Solo così si può iniziare una nuova epoca nell'educazione, quella dell'aiuto alla vita. Se ci troviamo di fronte a bambini difficili o capricciosi, cerchiamo la ragione del loro carattere nella vita che hanno vissuto precedentemente (Montessori, La mente del bambino pag.195 ) |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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