Emma Montorfano Psicologa Cantù
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ETICHETTE

6/24/2020

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A tutti capita di sentirsi attaccate addosso delle etichette, come quelle dei libri. Etichette che, ad un certo punto, non ci vanno più bene, vogliamo toglierle, ci infastidiscono, nascondono qualcosa che vorremmo vedere. E allora le proviamo tutte. Iniziamo a staccare delicatamente: con alcune etichette funziona alla grande ma con altre viene via solo un pezzo. Ci riproviamo da un altro lato e niente, l'etichetta resta ancora lì. Forse bisogna scaldare la colla, ormai troppo secca o forse troppo forte. Un colpo di aria calda e speriamo che venga via. Succede a volte...a volte no. Allora siamo presi dall'impazienza, tentiamo di strappare velocemente e l'etichetta viene sì via ma con un pezzo di copertina. Forse quell'etichetta è destinata a restare attaccata a vita? Dobbiamo scegliere, se preferiamo averla o se invece siamo disposti a vedere il libro senza, costi quel che costi. Sarà più brutto il libro? Forse era meglio prima? Lo abbiamo rovinato? Non è più lo stesso?
Ognuno può scegliere cosa fare delle proprie etichette, scegliere se tenerle o se toglierle. Probabilmente ci vorrà tempo per staccarle, soprattutto quelle etichette che sono lì da anni e che ormai sono parte di noi. Ma se sentiamo che non ci fanno bene, possiamo decidere che è arrivato il momento per cambiare qualcosa.
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Chissà quando, dove e da chi abbiamo imparato che i nostri lati negativi sono più rilevanti di quelli positivi, quelli di cui vergognarsi, da nascondere, quelli che non ci fanno amare dagli altri e che ci fanno meritare la solitudine e l'infelicità. Ma positivo e negativo fanno parte del nostro essere umani. Focalizzarci solo su ciò che non va ha conseguenze negative. Se non riusciamo a vedere i nostri pregi e le nostre risorse, non riusciremo mai ad utilizzarle per risolvere i nostri problemi e difficoltà, facendoci credere che effettivamente non abbiamo le capacità desiderate. Dall'altro lato, vedere tutto positivo, non ci permetterebbe di fare luce sui punti critici e su ciò che possiamo fare per migliorarci e stare meglio. Proviamo allora a descriverci bilanciando i due aspetti: quali sono le nostre risorse che possiamo usare per migliorare quei lati negativi che non ci piacciono?
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Possiamo decidere di affrontare ciò che ci accade in base al copione che ci suggerisce una nostra etichetta. Posso comportarmi da "fallito" di fronte ad una difficoltà, da "debole" di fronte ad una ingiustizia, da "incapace" davanti ad un compito. Oppure posso decidere che quel copione non è adatto, che non mi fa stare bene, e provare a scegliere qualcosa di diverso. Le alternative che abbiamo sono molteplici, alcune più semplici, altre più complesse, alcune sono sotto ai nostri occhi, altre fatichiamo a vederle. Ma il passo più difficile è il primo: scegliere.
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LA CURA

6/12/2020

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Il lavoro dello psicoterapeuta consiste anche, ma non solo, nel prendersi cura delle storie delle persone. Le persone che incontro in studio sono tutte importanti: cerco sempre di farle sentire a loro agio (perché raccontare ciò che ci fa stare male non è mai piacevole né facile) e di rendere i nostri colloqui il più utili possibili per loro. A volte mi dimentico che può valere anche il contrario! Queste ciliegie sono state un regalo da parte di una persona che ha intrapreso un percorso di psicoterapia. Stiamo lavorando insieme da un bel po' di tempo, un lavoro di cura faticoso, doloroso ma in cui ho riposto molta fiducia. Ecco, io questo regalo lo vedo così: un prendersi cura del terapeuta e non posso che esserne grata. 
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Ci sono persone che sono molto concentrate su loro stesse e persone che sono sempre attente ai bisogni degli altri. Persone che pensano in modo prioritario al loro benessere e persone che mettono al primo posto il benessere altrui. Persone che osservano la realtà solo dal loro punto di vista e persone che si mettono sempre nei panni degli altri. Fortunatamente non si tratta di giusto o sbagliato, di attribuire giudizi positivi o negativi, di accusare o difendere un comportamento . Si tratta di consapevolezza. Ci sono infatti momenti in cui abbiamo bisogno di pensare solo a noi stessi e momenti in cui è necessario spostare l'attenzione sull'altro. È giusto essere "egoisti" quando sentiamo di non stare bene così come è giusto essere "altruisti" quando è l'altro ad averne bisogno. A volte poi questi due atteggiamenti sono interconnessi, soprattutto quando si parla di relazioni. Il primo passo è sempre ascoltare i propri bisogni e le proprie necessità, in virtù di quello che siamo e che vogliamo essere, ovviamente nel rispetto dell'altro. La cosa positiva è che più diventiamo abili nel prendere consapevolezza, più saremo capaci di equilibrare questi due aspetti, a seconda del momento e della relazione, senza cadere nelle trappole di comportamenti rigidi ed immodificabili.
Voi come vi sentite? Siete più Lucy, Charlie Brown o avete trovato la giusta consapevolezza?
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Quando sentiamo che la situazione che stiamo vivendo non è come vorremmo, capita di iniziare a pensare a tutte le cose che andrebbero cambiate. Nell'elenco finiscono, inevitabilmente, anche "gli altri" e quello che loro dovrebbero modificare o fare per farci stare meglio. Purtroppo però non ci è possibile fare cambiare gli altri senza la loro volontà. Come fare? Socrate ci suggerisce "muovi prima te stesso". Spesso infatti iniziare a cambiare noi per primi porta con sé degli effetti a cascata anche sugli altri che ci stanno vicino. A questo aggiungo: individua i tuoi bisogni nei confronti degli altri e prova ad esplicitarli. A volte si fatica a riconoscere ciò di cui l'altro ha bisogno ma basta un sereno confronto affinché gli altri capiscano cosa possono fare dal loro punto di vista per aiutare noi. Anche questo è un gesto di cura verso noi stessi!
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LAVORO, STRESS E RESPONSABILITÀ

6/5/2020

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Chi ama curare fiori e piante sa che ognuna ha bisogno di attenzioni particolari: il tipo di terreno, l'esposizione alla luce, la necessità di acqua. Se si sbaglia qualcosa, le piante sanno farsi capire: foglie secche, niente fiori, colori spenti o rami spogli.
Con questa Cymbidium Ice Cascade, ad esempio, ci sono voluti un po' di tentativi prima di riuscire a trovare la formula perfetta affinché potesse rifiorire di nuovo in pienezza.La stessa cosa possiamo fare con noi stessi : quando sentiamo che le condizioni in cui viviamo non ci fanno stare bene (siano esse il lavoro, o altri ambiti relazionali) possiamo provare a cambiare qualcosa.
Il primo passo è osservare e ascoltare ciò che il nostro corpo comunica ( come tensione, dolori, insonnia ...) e cercare di individuare quali bisogni sentiamo non essere ancora soddisfatti.
Cosa possiamo cambiare affinché si ritorni a fiorire? Come possiamo prenderci cura di noi stessi?

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La situazione di emergenza e le conseguenze che ha portato nella nostra vita ci hanno fatto riflettere sul tema della responsabilità collettiva. Anche tornare al lavoro e mettere in atto misure di prevenzione è responsabilità e dovere di tutti. Possiamo quindi chiederci cosa noi siamo in grado di fare per tutelare la nostra salute e proteggere gli altri, cosa è in nostro potere fare, cosa è un nostro diritto (ed è giusto affermarlo) e cosa un nostro dovere. Gettare la colpa e la nostra rabbia sugli altri come noi ha il vantaggio di non farci sentire le nostre paure ma ci porta a non agire in modo responsabile. Cercare di vedere la situazione come una responsabilità collettiva che riguarda tutti aiuta invece a prendere in mano il controllo, a farci sentire capaci di affrontare la crisi, ed efficaci nel prenderci cura di noi stessi e degli altri. E così può valere non solo per la pandemia ma per tanti altri problemi sociali.
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La nascita del coronavirus non è di certo nostra responsabilità ma lo è domandarsi cosa possiamo fare per gestire la situazione al meglio nel nostro piccolo, con le risorse e gli strumenti che abbiamo. Se il lavoro diventa una fonte di stress per la paura del contagio, ecco che possiamo decidere come proteggerci e proteggere gli altri, consapevoli che purtroppo non esisterà mai un rischio zero. Mettere in atto semplici comportamenti di protezione ha inoltre il vantaggio secondario di farci sentire responsabili, utili per la comunità e più efficienti! Sapere come possiamo gestire una situazione che ci crea stress ... diminuisce lo stress! 
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    Emma Montorfano

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