Quest'anno, a preparare le decorazioni natalizie, mi ha aiutato anche Vera. Come tutti i bambini, ama imitare i genitori. Se questa cosa è utilissima per insegnarle come fare certe cose (ad esempio lavarsi i denti, riordinare, ecc), quando si tratta di cose più delicate diventa più complesso. Ha voluto mettere le decorazioni sui rami, come la mamma, ma o non riusciva nonostante la concentrazione, o le attaccava tutte storte. L'istinto mi ha portato a dirle "Ti aiuto, lo faccio io" e subito me ne sono pentita osservando la sua reazione sconfortata. Ho smorzato la sua motivazione, il suo piacere nel riuscire a fare qualcosa, seppur non perfetto. Sarà capitato almeno una volta a tutti i genitori.
Così come sarà capitato ai figli di sentirselo dire quel "lascia che faccio io", che può suonare come un aiuto (come è nell'intenzione del genitore) ma che si traduce in un "tu non sei capace". Nelle orecchie dei figli, suona come una critica, come una ammissione di incapacità. E se ci pensiamo bene, ha la stessa sfumatura anche quando diventiamo grandi. A voi è mai successo? Come vi comportate?
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Nonostante mal sopporti il freddo, la neve mi piace proprio. Così soffice, candida e capace di trasformare qualsiasi paesaggio in una scena magica da fiaba. Passati gli anni da pendolare in cui pochi centimetri di neve rendevano un'avventura raggiungere la scuola o il luogo di lavoro in tempi ragionevoli, ora riesco ( quasi sempre) a godermi la neve in tutta tranquillità da casa. Una meraviglia per me!
La pioggia ha già sostituito la neve in questi ultimi giorni ma, reduce dall'atmosfera che mi ha lasciato la vista dei paesaggi innevati, vorrei proporvi un esercizio per i giorni che ci attendono prima dell'arrivo del Natale, una sorta di calendario dell'avvento in versione "psico"! Quando si pensa ai bambini si pensa subito ai giochi. Giocare è ciò che amano di più, che fanno durante quasi tutto il giorno, tutti i giorni. E' quando si entra in età scolare che il gioco lascia spazio ai compiti, fino all'età adulta in cui c'è il lavoro e il giocare si declina solo nell'attività sportiva. Spesso diciamo "non giocare" quando vogliamo che l'altro resti serio o che non ci prenda in giro. Eppure il gioco è una cosa seria. Li avete visti mai i bambini impegnati nel gioco? Come sono concentrati, precisi, creativi? E' attraverso il gioco che apprendono un sacco di cose! Questo accade perché il cervello resta stimolato ed attento quando si fa qualcosa di piacevole e divertente, dando il massimo di sé.
Sì, ma funziona solo con i bambini, mi dirà qualcuno. Ed invece no. Ci sono delle ricerche, descritte in questo post www.emmamontorfanopsicologa.com/il-block-notes-della-psicologa/the-fun-theory, che illustrano come anche per noi adulti valga la stessa regola. Chissà perché allora l'abbiamo dimenticata per strada, crescendo. Essere genitori credo sia una grande opportunità in questo senso. Si riscopre l'arte del giocare, del ridere, dello stare insieme. Ed un cervello "felice" è un cervello attivo! Ricordiamoci sempre che il gioco fa parte della natura degli animali, compresi noi essere umani, e che "L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare". (George Bernard Shaw) |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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