Volete avere un riscontro immediato di come i vostri figli treenni vi vedono come genitori?
Niente trucchi, provate a proporre loro di giocare a fare "la mamma/ il papà"! Voi fate i figli mentre loro fanno finta di essere i genitori. Metteranno in scena buona parte di ciò che vivete insieme, come vi comportate, cosa dite, come sgridate e come consolate. E vi assicuro che vedervi dall'esterno fa sempre un certo effetto. Un cambio di prospettiva, che può aiutare a chiedersi "ma mi piaccio così?" Buon divertimento!
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So che la paura per ciò che il/la terapeuta potrebbe pensare di voi può essere molto forte.
So che ci sono delle parti che vorreste tenere nascoste, perché non vi fanno sentire amat* e apprezzat*. Noi non siamo lì per giudicarvi, ma per guardare proprio quelle parti, "quella merda" ( citando un paziente ), che vi fa sentire così inadeguat* e farvi poi scoprire e sentire che voi avete valore a prescindere. #terapia #terapiasistemica #psicoterapeuta #psicoterapia #ilmiovalore #ilmiolavoro La cucina è spesso uno spazio intimo.
Ruota intorno ai nostri affetti: più si conosce una persona più si conoscono i suoi gusti, i piatti preferiti, ciò che gusterà con piacere e ciò che invece scarterá. A volte aggiungere un posto in più a tavola ci costa fatica (riuscite a vedervi mentre alzate gli occhi al cielo per qualche invito a cena non desiderato?). A volte la porta della cucina invece è ben felice di aprirsi agli amici e alle persone care. Non è sempre facile entrare in intimità con gli altri, condividere, farli sedere accanto a noi, magari collaborare per la riuscita di un piatto o un menù. Con Vera che impasta, pasticcia, mette le dita nelle palline di pane già pronte per la lievitazione, la tentazione è quella di dirle "basta, non si fa", ma non sarebbe il senso per il quale le ho proposto di stare con me in cucina. Va bene allora un panino col segno del dito nel mezzo, va bene anche rifarlo insieme più tondo, va bene perfino riempire quel buchino con dei semini. La cucina è intimità, e lì ci si sta in due. "Possibile che Stanley non desiderasse un figlio quanto lei? [...] se invece sotto sotto avesse voluto che le cose rimanessero come erano, per continuare ad averla tutta per sé, una moglie senza conflitti di interesse, che non divideva il proprio affetto tra padre e figlio? [...]
Si chiedeva se Stanley non avesse svolto troppo egregiamente il ruolo di figlio fratello marito, perché in tal caso, forse, non aveva più spazio per fare il padre" Nelle nostre relazioni abbiamo sempre un ruolo, che sia imposto, scelto, preso per dovere. A volte ci sono figli che fanno da genitori ai propri padri e alle proprie madri ed arriva il momento in cui la voglia della propria indipendenza e realizzazione sembra essere una minaccia o una colpa. Partner che sono ancora così richiamati dal proprio ruolo di figli/e da non riuscire a stare nella coppia e ad investire in una nuova famiglia. Avete mai pensato ai vostri ruoli? All'effetto che hanno all'interno delle vostre relazioni? Anni fa, in Camerun, di questi tempi, la mia amica Giulia mi aveva fatto pervenire una scatola "kit di sopravvivenza" per passare indenne il mese di novembre: sarei stata sola e sarebbe stato l'ultimo mese intenso di lavoro prima di Natale e del rientro in Italia.
La scatola conteneva cioccolato e altre sfizioserie, maschere per il viso, materiali da usare coi minori... Sapeva bene che la solitudine in un posto lontano da casa avrebbe potuto darmi filo da torcere. Un pacco di piccole cose, piene però di quel calore di cui avevo bisogno. Ed ha funzionato, sono uscita indenne da quel novembre! Guardando il parco sotto la pioggia, oggi, mentre portavo Vera all'asilo, mi sono trovata a domandarmi come avessi fatto a non rendermi conto prima di questi colori, di quanta intensità e di quanto calore. Quasi accogliente oserei dire. Credo siano queste, adesso, quelle piccole cose di cui ho bisogno in questo mese. C'è voluto tempo, la preziosità di una amicizia e una figlia da portare all'asilo! E tutte le vite che abbiamo vissuto e quelle che dobbiamo ancora vivere sono piene di alberi e di foglie che cadono.
(Virginia Woolf) Celebrare i compleanni: un giorno eaclusivo per ciascuno di noi.
O quasi, insomma, perché in media in Italia nascono 1000 bambini al giorno, nel mondo più di 200mila. Possiamo però dire che non è una festa come le altre, questa ci ricorda quanto siamo unici, che un altro come noi non c'è. Se da un lato abbiamo bisogno di sentirci parte di un gruppo, dall'altro lato abbiamo bisogno di riconoscerci come una persona ben definita, con caratteristiche proprie, dotata di pensieri ed emozioni. E di sentirci amati proprio perché noi. "Perché è lei, Golda, che lui ama. E perché con lei è impossibile".
Tratto da "L'amante palestinese" di Selim Nassib Ma perché alcune coppie vanno in crisi? Perché ad un certo punto "non funziona più"? La coppia è un sistema complesso. Non è la semplice somma delle caratteristiche di ciascuno ma è un "terzo", un incontro di due storie, che danno origine ad una terza, con una sua identità. Due persone si scelgono, si innamorano, cambieranno impercettibilmente giorno dopo giorno per tenere la coppia nel suo equilibrio, perché "non cambi mai" e resti sempre stabile. In questi movimenti si superano ed elaborano le delusioni che emergeranno nel tempo, si rinegoziano l'immagine di sé, dei propri bisogni e aspettative, si trovano i significati della relazione per ciascuno, si riconosce accetta e ascolta l'altro come individuo diverso da sé. Ma a volte questa complessità non si riesce a tenerla insieme, scappa qualche pezzetto, i bisogni propri, dell'altro e della coppia non si incontrano più ma iniziano a scontrarsi, si creano dinamiche che invece di fare crescere, avviluppano. A volte la coppia resta viva e si può rigenerare, altre volte si prende consapevolezza che appartiene inevitabilmente solo al passato e la si perderà, nonostante, magari, l'amore. Nel tripudio della stagione estiva, dove tutto è verdeggiante, diventa difficile differenziare le diverse piante, soprattutto quando crescono spontanee, senza regole, e si intrecciano e si appoggiano l'una sull'altra.
L'autunno, donando ad ognuna un colore diverso, ci permette di vederle meglio, di distinguerle, di scorgere le rampicanti sui tronchi, le foglie dell'una e quelle dell'altra. La terapia funziona un po'come l'autunno: ancora prima di decidere cosa fare e come fare (che le scelte poi restano una prerogativa della persona) permette di osservare meglio, aiuta a fare differenza, a portare complessità, a non ridurre tutto ad un groviglio di foglie verdi ma a dare a ciascun pezzo un proprio colore, a vedere le connessioni tra un ramo e l'altro, tra la rampicante e il tronco che la ospita. Osservare con cura ha bisogno del giusto tempo. |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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