Natale viene descritto come magia, gioia, felicità, famiglia ... ma non tutti lo vivono così. Il vedere che intorno a noi è tutto luccichio e sorrisi, può far risaltare ancora di più ciò che si sente sul polo opposto.
A Natale si può essere tristi. Possono riproporsi dinamiche familiari che soffocano o invischiano. Può emergere una emozione spiacevole. Possono tornare a farsi sentire aspettative, sensi di colpa, bisogni, doveri imposti. Si può desiderare di stare soli, di viverlo come un giorno qualsiasi, perché la felicità a volte è impossibile, a volte fa paura. Non infiliamoci in etichette preconfezionate, perché siamo liberi di provare ciò che proviamo, senza doverci sentire dalla parte sbagliata.
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"Non ci si lascia fischiettando, con le mani in tasca. Quant'è difficile restituire l'altro alla folla! Gridiamo che tutto è finito; tremiamo di fronte al baratto della quotidianità, indietreggiamo di fronte al vuoto dell'indifferenza, esitiamo ad aprire le porte sull'abisso della solitudine.Ci possiamo offrire il lusso di una fuga, un pomeriggio intero, e raccontarci che prenderemo la nave per mettere fine a anni di vita insieme. Alla sera, torniamo a casa, troviamo il nostro posto nel letto e, mentre ci addormentiamo, la nave si allontana sempre di più. Per interrompere una relazione, bisogna avere il coraggio dell'attimo dopo: per attraversarlo, bisogna essere pronti a utilizzare sotterfugi, mezzi che si pensavano sperimentati e che non sono altro che panacee"
Tratto da Passaggi, di Emile Ollivier Nella coppia si mescolano bisogni, si riproducono dinamiche apprese, si intersecano storie, si giocano "ruoli" (del tipo: salvatore-salvato; sostegno-sostenuto, forte-debole, e così via).
Capita che un ruolo (più o meno inconsapevolmente) piaccia, che risponda ad un nostro bisogno, che traduca bene un pezzo della nostra storia personale. E che magari si incastri alla perfezione con quello dell'altra persona. A volte invece un ruolo sta stretto, si sgomita, si cerca di uscirne a tutti i costi, ributtandolo, a volte purtroppo anche in modo violento, sull'altro. Ed è qui che la coppia può vacillare. Altre volte ancora, succede che la vita si metta di mezzo e ci offra la possibilità di rivedere questi ruoli, di metterli reciprocamente in discussione, di fare sì che si formi un nuovo incastro che sia più funzionale e che porti più benessere. Che ne pensate? "Possibile che Stanley non desiderasse un figlio quanto lei? [...] se invece sotto sotto avesse voluto che le cose rimanessero come erano, per continuare ad averla tutta per sé, una moglie senza conflitti di interesse, che non divideva il proprio affetto tra padre e figlio? [...]
Si chiedeva se Stanley non avesse svolto troppo egregiamente il ruolo di figlio fratello marito, perché in tal caso, forse, non aveva più spazio per fare il padre" Nelle nostre relazioni abbiamo sempre un ruolo, che sia imposto, scelto, preso per dovere. A volte ci sono figli che fanno da genitori ai propri padri e alle proprie madri ed arriva il momento in cui la voglia della propria indipendenza e realizzazione sembra essere una minaccia o una colpa. Partner che sono ancora così richiamati dal proprio ruolo di figli/e da non riuscire a stare nella coppia e ad investire in una nuova famiglia. Avete mai pensato ai vostri ruoli? All'effetto che hanno all'interno delle vostre relazioni? Anni fa, in Camerun, di questi tempi, la mia amica Giulia mi aveva fatto pervenire una scatola "kit di sopravvivenza" per passare indenne il mese di novembre: sarei stata sola e sarebbe stato l'ultimo mese intenso di lavoro prima di Natale e del rientro in Italia.
La scatola conteneva cioccolato e altre sfizioserie, maschere per il viso, materiali da usare coi minori... Sapeva bene che la solitudine in un posto lontano da casa avrebbe potuto darmi filo da torcere. Un pacco di piccole cose, piene però di quel calore di cui avevo bisogno. Ed ha funzionato, sono uscita indenne da quel novembre! Guardando il parco sotto la pioggia, oggi, mentre portavo Vera all'asilo, mi sono trovata a domandarmi come avessi fatto a non rendermi conto prima di questi colori, di quanta intensità e di quanto calore. Quasi accogliente oserei dire. Credo siano queste, adesso, quelle piccole cose di cui ho bisogno in questo mese. C'è voluto tempo, la preziosità di una amicizia e una figlia da portare all'asilo! "Perché è lei, Golda, che lui ama. E perché con lei è impossibile".
Tratto da "L'amante palestinese" di Selim Nassib Ma perché alcune coppie vanno in crisi? Perché ad un certo punto "non funziona più"? La coppia è un sistema complesso. Non è la semplice somma delle caratteristiche di ciascuno ma è un "terzo", un incontro di due storie, che danno origine ad una terza, con una sua identità. Due persone si scelgono, si innamorano, cambieranno impercettibilmente giorno dopo giorno per tenere la coppia nel suo equilibrio, perché "non cambi mai" e resti sempre stabile. In questi movimenti si superano ed elaborano le delusioni che emergeranno nel tempo, si rinegoziano l'immagine di sé, dei propri bisogni e aspettative, si trovano i significati della relazione per ciascuno, si riconosce accetta e ascolta l'altro come individuo diverso da sé. Ma a volte questa complessità non si riesce a tenerla insieme, scappa qualche pezzetto, i bisogni propri, dell'altro e della coppia non si incontrano più ma iniziano a scontrarsi, si creano dinamiche che invece di fare crescere, avviluppano. A volte la coppia resta viva e si può rigenerare, altre volte si prende consapevolezza che appartiene inevitabilmente solo al passato e la si perderà, nonostante, magari, l'amore. Nel tripudio della stagione estiva, dove tutto è verdeggiante, diventa difficile differenziare le diverse piante, soprattutto quando crescono spontanee, senza regole, e si intrecciano e si appoggiano l'una sull'altra.
L'autunno, donando ad ognuna un colore diverso, ci permette di vederle meglio, di distinguerle, di scorgere le rampicanti sui tronchi, le foglie dell'una e quelle dell'altra. La terapia funziona un po'come l'autunno: ancora prima di decidere cosa fare e come fare (che le scelte poi restano una prerogativa della persona) permette di osservare meglio, aiuta a fare differenza, a portare complessità, a non ridurre tutto ad un groviglio di foglie verdi ma a dare a ciascun pezzo un proprio colore, a vedere le connessioni tra un ramo e l'altro, tra la rampicante e il tronco che la ospita. Osservare con cura ha bisogno del giusto tempo. Nei giorni scorsi, in modo del tutto casuale, ho ascoltato due storie simili da due persone diverse. Entrambe hanno raccontato di come abbiano ricevuto risposta negativa in seguito ad una loro richiesta di aiuto ai genitori per l'organizzazione dei figli e del lavoro. Entrambe le persone hanno avuto una reazione simile, di rabbia e delusione, a fronte delle motivazioni portate dai genitori, che secondo loro erano inconsistenti e più che altro delle "scuse" senza fondamento.
Al di là del "giusto" o "sbagliato" o della veridicità delle motivazioni dei genitori, e andando anche al di là della considerazione che le nostre motivazioni sono connesse al nostro punto di vista con cui guardiamo la situazione, ciò che fa riflettere è che non è mai solo una questione di tempo/possibilità. Provare a pensare ad una situazione in cui avete chiesto un favore/fatto una proposta e la risposta è stata "non ho tempo, non posso, ho da fare X cose" e avete sentito che forse c'era sotto altro e che era più un "non voglio". O al contrario, quando siete stati voi a dire così. Se ci pensiamo, tutto ciò è connesso alla relazione, ai ruoli che si vogliono avere in quella relazione, a quanto vogliamo o meno mettere da parte i nostri bisogni per quelli degli altri, a quanto vogliamo investire in quella relazione, agli effetti che sappiamo (o immaginiamo) vedremo nell'altro e in noi. Facciamo caso alla relazione, a come tutto ciò cambi a seconda che ci troviamo davanti Tizio o Caio. Che effetto ha in noi ricevere o dire un "no" in quella relazione? Nasce un figlio, una figlia e nascono anche due genitori.
Nei mesi precedenti la nascita, si immagina tanto e forse tutto! Come sarà, come saremo noi, cosa farà, cosa faremo. E intorno, tanta magia, buoni propositi, solo "cose belle". Dopo la nascita ci si scontra con le prime difficoltà (magari qualcosa che non avevamo contemplato) e ritrovare quelle immagini così positive che avevano accompagnato la gravidanza può essere complicato. Vogliamo rassicurare le neo mamme e i neo papà che va bene così. Che fa tutto parte del gioco! Che si impara strada facendo e che non c'è un giusto o uno sbagliato. Il vero metro di misura restiamo sempre noi, il nostro benessere come individui e come famiglia, e... i nostri sorrisi! Insieme a Anna Gigliarano e Valentina Rocchio vogliamo RICORDATI CHE: |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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