Ci sono festività, ricorrenze, periodi dell'anno che non sono "per tutti".
Ad esempio la primavera. È la stagione emblema della rinascita, delle temperature che si fanno miti, delle fioriture, del ritorno all'aria aperta ed anche in parte alla socialità. Ma per chi non riesce (e qui non c'entra nulla la volontà) o non può, diventa una vera gabbia, in cui anche le cose ritenute "belle" o per cui si dovrebbe gioire diventano invece dei pugnali.
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Non capirsi e litigare, capita a tutti, grandi e piccini. A volte le incomprensioni nascono perché i messaggi che inviamo e che riceviamo non sono chiari, vengono fraintesi.
Ho pensato allora ad una "to do list" di cose da fare prima di iniziare un litigio! 1) Sono sicuro che siamo entrambi concentrati sulla comunicazione che stiamo avendo? Stiamo facendo qualcosa che potrebbe distrarci da un ascolto attento? Prendiamoci il tempo e le energie giuste per parlare ed ascoltare! 2) Ho usato parole chiare, frasi complete, senza lasciare troppe deduzioni per dire quello che ho in mente? Posso dire la stessa cosa in modo da renderla più comprensibile per l'altro? Posso essere sufficientemente sicuro che l'altro abbia compreso? 3) Sono sicuro di quello che ho ascoltato? Ho bisogno di fare domande per chiarire e comprendere bene ciò che l'altro mi sta dicendo? 4)Ho prestato attenzione al tono della mia voce, a quella dell'altro, alle nostre posture, i nostri gesti, le nostre espressioni del viso? 5) Che emozione sento dentro di me? Come mi fa stare dire quello che penso e ascoltare l'altro? 6) Sono consapevole di qual è la mia intenzione, il mio bisogno, la mia richiesta? Se invece siete già dentro ad un litigio... vi rimando al post Litigi? Sì, grazie! dove troverete un breve vademecum per litigare meglio! Vera ha iniziato a dire due paroline molto importanti: "IO" e "NO". Inizia a riconoscersi come un individuo a sé e sperimenta la sua libertà di azione.
Come è bello sentire quel suo "GNO", immaginare quello che sta pensando nella sua testa, come piano piano nasca la consapevolezza di sé, degli altri, del mondo...lo dice con tale semplicità, liberamente e con fermezza, che quasi mi scappa un sorriso. Oggi ha deciso che voleva camminare al parco e che "GNO", non voleva il passeggino, e "GNO", non voleva togliere la mascherina (due no facilmente gestibili, lo ammetto). Ai bambini viene così facile dire no, si divertono quasi, in questo loro bisogno di differenziarsi da noi genitori. E perché per noi adulti invece è così difficile? Arriva il dovere, direte voi, la necessità di fare, di rispettare, di scendere a compromessi, a volte di compiacere o di andare incontro alle esigenze dell' altro. A volte capita che vorremmo dire di no ma non ce la facciamo e ci esce una SÌ. Ma nello spazio tra un sì e un no, ci siamo noi. Con i nostri bisogni, desideri e doveri, con il compito di capire quando possiamo dire no e provare a dirlo, così liberamente come fanno i bambini, per riappropriarci di noi stessi e della nostra individualità.
Tre bambine al parco: tre colori diversi, tre lingue madri differenti. Mi piacerebbe sapere cosa si stanno dicendo, di sicuro stanno comunicando. Senza avere ancora le competenze proprie del linguaggio verbale adulto (e senza che la lingua madre sia la stessa), usano gesti e suoni per capire e farsi capire. E per fare ciò occorre avere da un lato la curiosità, dall'altro la pazienza dell'ascolto. Che sono spesso gli atteggiamenti che perdiamo da adulti, quando la padronanza delle parole ci fa credere che bastino quelle per inviare messaggi efficaci. Capita allora, soprattutto durante i litigi, che ci affidiamo solo al verbale senza soffermarci ad ascoltare davvero noi stessi e l'altro, i nostri bisogni così come i suoi. Cercherò di ricordarmi di questa immagine la prossima volta che mi capiterà di litigare con qualcuno: un invito all'ascolto attento ed attivo. Adoro i Peanuts per la capacità che hanno di cogliere e descrivere la complessità della vita in modo semplice ed immediato. Su questa striscia potremmo dire di tutto e di più. Io l'ho scelta per il tema dei "litigi", per sottolineare (come nell'esercizio) che un passo fondamentale quando si comunica con un'altra persona è la curiosità verso il suo punto di vista. Se questa viene a mancare, manca l'attenzione necessaria per ascoltare e la voglia di comprendere la prospettiva dell'altro. Che non significa giustificare o cambiare opinione. Significa "semplicemente" conoscerla meglio. E sicuramente, con una tale conoscenza, anche un litigio può diventare interessante e costruttivo.
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Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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