Cucinare è fare, agire, scegliere.
In psicologia i processi che regolano il "fare" sono denominati funzioni esecutive. Permettono di pianificare, focalizzare l'attenzione, ricordare, destreggiarsi tra più attività. Sono quindi fondamentali per lo sviluppo e l'apprendimento. Come è altrettanto importante "esserci", sentire le sensazioni del proprio corpo ed essere consapevoli di ciò che pensiamo (a volte non è così scontato, perché agiamo in automatico!). La cucina richiede tutte queste cose: pensate a quando seguite una ricetta leggendo o ricordando le istruzioni, quando scegliete gli ingredienti, quando copiate i movimenti del cuoco in video, quando avete contemporaneamente due cibi in preparazione che necessitano di tempi cottura procedimenti diversi. È una formidabile palestra! Cosa succede se cuciniamo con la testa tra le nuvole? Se siamo lì fisicamente ma non ci siamo davvero? Il più delle volte: un pasticcio! Proviamo a portare queste domande anche al di fuori della metafora della cucina: cosa ci succede quando non siamo presenti a noi stessi nella vita quotidiana? Come sono le scelte che facciamo? Riusciamo a sentire i nostri bisogni?
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La cucina è spesso uno spazio intimo.
Ruota intorno ai nostri affetti: più si conosce una persona più si conoscono i suoi gusti, i piatti preferiti, ciò che gusterà con piacere e ciò che invece scarterá. A volte aggiungere un posto in più a tavola ci costa fatica (riuscite a vedervi mentre alzate gli occhi al cielo per qualche invito a cena non desiderato?). A volte la porta della cucina invece è ben felice di aprirsi agli amici e alle persone care. Non è sempre facile entrare in intimità con gli altri, condividere, farli sedere accanto a noi, magari collaborare per la riuscita di un piatto o un menù. Con Vera che impasta, pasticcia, mette le dita nelle palline di pane già pronte per la lievitazione, la tentazione è quella di dirle "basta, non si fa", ma non sarebbe il senso per il quale le ho proposto di stare con me in cucina. Va bene allora un panino col segno del dito nel mezzo, va bene anche rifarlo insieme più tondo, va bene perfino riempire quel buchino con dei semini. La cucina è intimità, e lì ci si sta in due. Celebrare i compleanni: un giorno eaclusivo per ciascuno di noi.
O quasi, insomma, perché in media in Italia nascono 1000 bambini al giorno, nel mondo più di 200mila. Possiamo però dire che non è una festa come le altre, questa ci ricorda quanto siamo unici, che un altro come noi non c'è. Se da un lato abbiamo bisogno di sentirci parte di un gruppo, dall'altro lato abbiamo bisogno di riconoscerci come una persona ben definita, con caratteristiche proprie, dotata di pensieri ed emozioni. E di sentirci amati proprio perché noi. Ciò che mi piace della cucina è l'atto creativo.
Gli stessi ingredienti, combinati in modo diverso, creano risultati diversi. Qui abbiamo usato lo stesso impasto del pane naan per realizzare dei dolcetti, aggiungendo cannella, zucchero, mele e mirtilli rossi essiccati. Antonietti e Cesa Bianchi sottolineano l'importanza della creatività nella vita di tutti i giorni, affermando che: “In un mondo sempre più rigidamente regolato da leggi e da limiti, la creatività rappresenta uno spazio di libertà concessa all'uomo []. La creatività, intesa nelle sue implicazioni scientifiche, è la condizione che consente alla persona di conservare la propria identità, di riconoscersi attraverso le proprie espressioni non condizionate dall'ambiente in cui vive.” (Antonietti, Cesa Bianchi, 2003) Siete d'accordo? Secondo Gordon Shepard i cibi non contengono il sapore. Ciò che in realtà contengono sono le molecole odorose, ed è poi il cervello a "creare" il sapore.
Attraverso intricati processi, tutti i sensi contribuiscono a definire il gusto. Durante i processi di scelta e di consumo dei cibi, entra in campo anche il sistema nervoso centrale, con quella che può essere chiamata "memoria del gusto". Che non richiama solo le percezioni dei sensi, ma anche ricordi, persone, relazioni. Ed ecco che un cibo ci lascia l'amaro in bocca ed un altro ci abbraccia calorosamente. Farina, acqua, zucchero e lievito: niente di più semplice! Ecco la pasta che abbiamo realizzato io e Vera ieri.
Mescolare gli ingredienti, impastare, aspettare la lievitazione! Che grande esercizio è la cucina: ti chiede di rispettare i tempi del riposo, di lasciare che la chimica e la natura facciano il loro corso. E quante volte invece noi andiamo di fretta, non solo fisicamente ma anche mentalmente, mentre avremmo bisogno di rallentare, di lasciarci sorprendere dall'aspettare e dallo stare. Abbiamo poi steso la pasta col mattarello, farcito con la confettura di albicocche della nonna Marina e arrotolato. Tutti esercizi di manipolazione per i bambini, che richiedono impegno e precisione. In forno qualche minuto e poi zucchero a velo per finire: che soddisfazione! Che ne dite? Prima di preparare una torta, penso sempre un sacco. Cosa vorrei mangiare, che sapori abbinare, come decorare.
È un vero e proprio processo di scelta. Se vogliamo, una metafora di ciò che ci accade quando dobbiamo prendere decisioni nella nostra vita. A volte si improvvisa con quello che si trova in casa, altre volte si fa la lista della spesa. A volte replichiamo pari pari una ricetta pesando diligentemente tutti gli ingredienti, altre volte andiamo ad occhio. A volte abbiamo bisogno di sapori familiari, conosciuti, altre volte azzardiamo. Niente è giusto o sbagliato: la vera domanda che dobbiamo farci è se siamo soddisfatti! Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere. (James Joyce) Chi entra nello studio di uno psicologo entra anche nello spazio del proprio disagio, di un passato magari doloroso, dei propri conflitti.
Ed inizia un percorso che, mettendo insieme elementi diversi, porterà a vedersi e a vedere le proprie relazioni, in modo diverso e che non faccia più "male". C'è tanta cura nel lavoro che si fa insieme in terapia. Un po'come quando, impastando farina uova e burro, dalle mani e dalla manipolazione degli ingredienti, si arriva a creare qualcosa di nuovo, si impara un modo nuovo per prestare attenzione e cura a se stessi. Perché nella terapia si accompagna la persona nella sua personale creazione di ciò che è, la versione che piú piace e più fa stare bene, e si cerca insieme di far si che, alla fine, ognuno riesca, con cura ed amore, a mettere in cima alla torta la propria ciliegina. Cosa può racchiudere un "piatto di lasagne speciali"?
In questo libro "Morti ma senza esagerare" di Fabio Bartolomei, la protagonista perde i genitori in un incidente stradale. Arriva la "mazzata", ovvero realizzare che non ci sono più, sentire il vuoto, ripensare a tutto ciò che si sarebbe potuto fare o dire. Così come imparare la ricetta delle lasagne speciali della mamma. Che prima sembrava una piccola cosa inutile mentre ora diventa il simbolo dei rimorsi e dell'assenza. Che non sono solo le lasagne in sé. Qui il cibo racchiude la relazione con la mamma, le emozioni, il tempo passato insieme, i ti voglio bene non detti e i difetti che fanno della persona quella che è, la paura di non ricordare, di perdere il ricordo della propria mamma, la paura del vuoto che lascia la perdita. Alla fine la protagonista scopre che il vuoto in realtà non è così vuoto. Che le persone che non ci sono più continuano a vivere se le ricordiamo, e che preparare le lasagne diventa un modo nuovo per continuare a sentire vicino la propria mamma. "La cucina è affettività, é trasmissione, la cucina è condivisione, è trasformazione, la cucina è scelta, la cucina è resilienza, la cucina è creatività la cucina è narrazione, la cucina è maestra di vita"
Barbara Volpi Ho iniziato il mio viaggio in cucina verso i 18 anni, cominciando a preparare dolci, in particolare muffin e crostate, incuriosita dalle ricette dei programmi di cucina. Adesso è diventato un rituale che io prepari un dolce in occasione dei compleanni di famiglia. Il fare in cucina ... si parte dalla concretezza del presente, del qui ed ora, da ciò che si ha davanti agli occhi e tra le mani e alla fine, proprio dalle mani, si arriva a dare forma e vita a ciò che si aveva solo nella mente. E non è questo un modo per "curare affettivamente" se stessi? |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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