"Esiste una forma di egoismo che fa sì che ci si senta talmente soddisfatti da avere molto da fare agli altri".
Marshall Rosenberg Volersi bene vuol dire prendersi cura di sé, affinché si stia bene e si abbia, di conseguenza, molto da dare agli altri Siete d'accordo?
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Vi è mai capitato di non riuscire ad essere di supporto per un amico perché già presi dai vostri problemi? O di non riuscire a condividere la felicità per qualcosa di bello accaduto all'altro perché avevate appena vissuto qualcosa di doloroso? Immagino che la risposta sia affermativa per la grande maggioranza. Ciò che di prova può essere molto complesso, un mix di invidia, senso di colpa, frustrazione, rabbia, tristezza... Come mai? Da un lato ciò che proviamo ci dice che c'è qualcosa che non quadra " perché non riesco ad essere felice per i miei amici"? a livello relazionale, perché ci sembra che non dovrebbe essere così. Siamo animali sociali, viviamo nelle relazioni ed essendo importanti per noi, fiutiamo quando c'è qualcosa che non va come vorremmo. Dall'altro lato, ci siamo noi nella nostra individualità, con le nostre fatiche, i nostri problemi, le nostre ferite che chiedono di essere curate. Questo richiede tanto tempo e spazio. A volte può capitare di concederseli, altre volte ci sentiamo egoisti e sbagliati e chiudiamo tutto in un angolino per tornare ad esserci per gli altri... ma in modo autentico? A che prezzo? Può essere utile chiederci: quando riusciamo/non riusciamo a concederci il tempo per curare le nostre ferite? Cosa ci spinge verso l'una o l'altra scelta? "S. è il più feroce critico di se stesso, direi.
Come la maggior parte dei di noi" Tratto dal libro "S. La nave di Teseo" di J.J.Abrams e D.Dorst #lettureinteressanti #lanavediteseo #citazionedelgiorno #citazionilibri #frasedelgiorno #riflessionedelgiorno #citazione #citazioni #libriperilfinesettimana #libri #letturebelle #frasiper #frasiriflessive E se poi "fallisco" la psicoterapia?
È una domanda legittima che può farsi una persona che inizia un percorso, ma ... non si può sbagliare una terapia o non esserne in grado. La psicoterapia è una relazione che cura, non ha a che fare con le proprie capacità e competenze (quelle deve averle lo psicoterapeuta nel suo lavoro!). Non c'è un argomento giusto o sbagliato da portare, un modo corretto o meno di dire le cose e rispondere. La terapia è fatta sì di momenti faticosissimi, di momenti più leggeri, di pezzi che si fanno in autonomia e di altri che necessitano un "mano nella mano" e tempi più lenti. A volte ci sono stalli che vanno osservati e dotati di senso, altre volte tutto scorre e i cambiamenti si susseguono senza blocchi. Ma è sempre compito e dovere del terapeuta gestire questi aspetti della terapia e il loro corso. Come in tutte le relazioni, ciò che è importante per la persona è "esserci, portare se stessa", con i propri tempi e modalità. Non c'è mai una scelta giusta o sbagliata a prescindere.
Magari vorremmo una cosa o immaginiamo che si debba sceglierne una invece dell'altra, pensiamo che qualcosa sia preferibile all'altra. E questo può condizionare il come ci si sente di fronte alla scelta. Capita anche che ci si affidi a ciò che si prova per valutare la "giustezza" di una scelta ( del tipo: se fosse la scelta giusta non starei così, sarei felice). E invece può non essere così. Possiamo compiere delle scelte che vogliamo tantissimo eppure stare male, così come possiamo farne altre che non vorremmo (o restare fermi) e comunque trovarci dentro qualcosa che fa stare comodi. Tutto ha un suo senso che chiede di essere osservato e capito. "Dai, veloce, che dobbiamo andare!"
Ci sono mattine in cui si va di fretta: giusto il tempo per la colazione, bisogna prepararsi veloci per uscire che il lavoro non aspetta! E c'è Vera che invece se la prende con calma, vuole vestirsi da sola, giocare, curiosa nella borsa di lavoro lasciando sul pavimento i resti di ciò che trova, poi c'è la pipì dell'ultimo minuto e poi ancora la scelta del gioco da portare con sé, che non è mai quello giusto al primo colpo ma bisogna cambiarlo sempre! Proprio quando il tempo scarseggia, lei rallenta! Mentirei se dicessi che non sale un po'di fastidio (qui un chiaro esempio di bisogni insoddisfatti che fanno uscire la rabbia!)...Che lo faccia apposta? Viene da pensare! Ma poi osservo prima di tutto me stessa. Sono io che ho esigenze diverse, che necessito di cambiare i ritmi e le chiedo di adeguare i suoi ai miei. Quando si deve andare al lavoro o ad un appuntamento, quando il tempo è contato, perché la quotidianità è fatta anche di incastri, che sia anche solo preparare il pranzo! Penso che forse le sto chiedendo davvero uno sforzo grande per la sua età e che, come pesa a me, pesa anche a lei. Magari di soluzioni non ce ne possono essere, magari continueró a dire "dai, veloce, che dobbiamo andare!" perché il tempo è quello che è, non si può raddoppiare a piacimento! Forse mi basta sapere che siamo sulla stessa barca, che i momenti lenti si affiancano a quelli veloci e che dobbiamo supportarci a vicenda per andare avanti. Voi che ne pensate? Nei giorni scorsi, in modo del tutto casuale, ho ascoltato due storie simili da due persone diverse. Entrambe hanno raccontato di come abbiano ricevuto risposta negativa in seguito ad una loro richiesta di aiuto ai genitori per l'organizzazione dei figli e del lavoro. Entrambe le persone hanno avuto una reazione simile, di rabbia e delusione, a fronte delle motivazioni portate dai genitori, che secondo loro erano inconsistenti e più che altro delle "scuse" senza fondamento.
Al di là del "giusto" o "sbagliato" o della veridicità delle motivazioni dei genitori, e andando anche al di là della considerazione che le nostre motivazioni sono connesse al nostro punto di vista con cui guardiamo la situazione, ciò che fa riflettere è che non è mai solo una questione di tempo/possibilità. Provare a pensare ad una situazione in cui avete chiesto un favore/fatto una proposta e la risposta è stata "non ho tempo, non posso, ho da fare X cose" e avete sentito che forse c'era sotto altro e che era più un "non voglio". O al contrario, quando siete stati voi a dire così. Se ci pensiamo, tutto ciò è connesso alla relazione, ai ruoli che si vogliono avere in quella relazione, a quanto vogliamo o meno mettere da parte i nostri bisogni per quelli degli altri, a quanto vogliamo investire in quella relazione, agli effetti che sappiamo (o immaginiamo) vedremo nell'altro e in noi. Facciamo caso alla relazione, a come tutto ciò cambi a seconda che ci troviamo davanti Tizio o Caio. Che effetto ha in noi ricevere o dire un "no" in quella relazione? Oggi ho avuto il colloquio con l'educatrice di riferimento di Vera al nido.
Solitamente sono io in studio che accolgo i genitori, oggi è stato il contrario ed ero emozionata! Sarà un nuovo inizio. E come tutti i nuovi inizi, porterà con sé dei cambiamenti. I percorsi non sono mai lineari e se siamo bravissimi nel vedere e supportare i traguardi positivi, che fanno stare bene, a volte ci imbattiamo in qualcosa che ci fa preoccupare. Mi sento di dire che può rientrare tutto nel fisiologico, che la maggior parte delle difficoltà tende a risolversi con il passare del tempo, se i bambini vengono ascoltati e non lasciati soli. Può succedere che non vogliano andare all'asilo, che piangano, che abbiamo delle regressioni. Ricordo perfettamente Vera che, un anno fa, dopo una settimana di frequentazione di uno spazio di socializzazione e gioco senza problemi, ha iniziato a piangere senza sosta anche a casa, a non voler mai lasciarmi, e un giorno ho deciso che potevo, per una volta, allattarla nuovamente per farla addormentare e calmarla, nonostante avessimo già altre rodate abitudini per la nanna pomeridiana. Diamo tempo, a loro come a noi, di sperimentarsi, di vedersi in una nuova situazione, di potersi fidare di un altro adulto che si prenda cura quando siamo lontani (sia noi genitori che loro!) Ho preso per l'occasione un libricino da sfogliare insieme (qui c'è la mamma, non me ne vogliano i papà!) dove le protagoniste trovano un modo personalissimo e pieno di amore per affrontare la giornata, ognuna coi propri impegni! Siete anche voi in procinto di iniziare un nuovo percorso scolastico? Come la state vivendo? |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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