Chi ama curare fiori e piante sa che ognuna ha bisogno di attenzioni particolari: il tipo di terreno, l'esposizione alla luce, la necessità di acqua. Se si sbaglia qualcosa, le piante sanno farsi capire: foglie secche o gialle, niente fiori, rami spogli.
A volte ci vogliono un po' di tentativi prima di riuscire a trovare la formula perfetta affinché una pianta possa rifiorire di nuovo in pienezza. La stessa cosa possiamo fare con noi stessi : quando sentiamo che le condizioni in cui viviamo non ci fanno stare bene ( siano esse le relazioni, il lavoro, o altri ambiti) possiamo provare a cambiare qualcosa. Il primo passo è osservare e ascoltare ciò che il nostro corpo comunica ( come tensione, dolori, insonnia ...) e cercare di individuare quali bisogni sentiamo non essere ancora soddisfatti. Cosa possiamo cambiare affinché si ritorni a fiorire? Come possiamo prenderci cura di noi stessi? Oggi, nelle storie, vi proponiamo questo ultimo "ingrediente" , la cura di sé, importante per la nostra crescita! @annagigliarano_psicologa @valentina_rocchio Vi lascio altri spunti qui
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Le stagioni passano, quelle della natura e quelle della vita. Il tempo è forse l'unica certezza che abbiamo. Sappiamo che arriverà un nuovo giorno e, dopo quello, un altro ancora. E questo indipendentemente da ciò che noi facciamo, da quello che fanno gli altri, dal fatto di esserci ancora o di non esserci più.
In passato non vedevo l'ora della primavera e dell'estate, ora cerco di godermi ogni stagione ... Così ci provo anche nella vita, sapendo che questo momento che sto vivendo, con queste stesse caratteristiche, non tornerà più. Magari tornerà una stagione simile, ma mai identica all'altra, come io non sarò sempre la stessa. Che ne pensate? In che stagione vi sentite? Vi piace? Vorreste cambiarla? Mani in pasta ...
⚡Spesso manipolare la pasta funziona da antistress e scarica la tensione. 👶🏻Può essere un' attività da fare insieme ai più piccoli di casa o, come capita spesso a me, quando sono sola e penso alla merenda per Vera e il suo papà. 👐🏻Mentre impasto mi piace affondare le mani nella pasta morbida ed elastica, darle una forma, osservare come lievita con il calore e ... il tempo! ❤️Le sensazioni piacevoli al tatto si mischiano al pensiero di mia figlia che gusterà contenta il frutto del mio lavoro e alla consapevolezza che la cura passa anche dal cibo. É quando c'è armonia tra pensieri e sensazioni corporee che sentiamo di stare bene. A voi capita? a cosa pensate mentre cucinate? Che sensazioni vi regala? Sì sente spesso parlare delle conseguenze del poco amore e delle trascuratezza sui figli...
Ma quando l'amore è troppo? Sembra difficile pensare che troppo amore possa avere qualche ripercussione negativa. Preciso che con troppo amore non intendo le coccole a profusione, i "ti voglio bene" ripetuti all'infinito, il rispondere ai bisogni emotivi quando emergono. Questi sono fondamentali. Con "troppo amore" intendo tutte quelle azioni che noi genitori compiamo con l'intento di vedere i nostri figli felici ma che alla lunga sono controproducenti. Ad esempio, quando li proteggiamo troppo e preveniamo la loro sofferenza, impedendo loro di fare delle esperienze (ovviamente calibrate all'età) poco piacevoli ma costruttive. Magari interveniamo subito nei litigi, senza lasciare che provino a cavarsela da soli. Con i bambini più grandicelli, magari fatichiamo a lasciare che facciano qualcosa di gestibile da soli fuori casa. Alla lunga, per evitare che soffrano o si facciano male, non permettiamo loro di imparare a riconoscere e gestire la loro sofferenza, i momenti critici, gli sbagli. La prima volta che non saremo lì con loro, non sapranno che fare e ... soffriranno. A volte non diamo regole, per non vederli piangere e qui vi rimando al post di Valentina Rocchio che recentemente ha parlato del perché è importante dare regole. E quante volte rispondiamo subito ai loro bisogni materiali (giochi soprattutto!). I giochi sono importantissimi, come lo è insegnare che esistono priorità ("Compriamo i pennarelli perché finiti ma non il peluche perché ne hai già due" oppure "compriamo solo un gioco nuovo, non tre alla volta"). Questo aiuta a gestire la frustrazione, a saper attendere, a posticipare quello che sembra un bisogno ma in realtà è un bel desiderio, a capire che possiamo essere attivi nel fare avverare un nostro sogno ("ogni giorno metto da parte una monetina, mi impegno nel fare qualcosa in casa" ovviamente, ripeto, tutto adeguato all'eta e alle capacità dei bambini). Troppo amore è anche quando non riusciamo più a trovare tempo per noi, per la coppia, per le cose che ci appassionano e ci piacciono, anche quando questo tempo ci potrebbe essere. È importante ricordarsi di essere prima donne e uomini e poi mamme e papà, altrimenti rischiamo di dare ai nostri figli la grande responsabilità di renderci felici, mentre siamo noi a dover ricercare la nostra felicità, per poterlo insegnare a loro. 📝 Psicoesercizio La domanda che vorrei porvi per riflettere tutti insieme è "Perché abbiamo bisogno NOI genitori di dare troppo amore? Cosa succede a NOI se non diamo troppo amore? Fino a pochi anni fa non mi piaceva proprio il mese di novembre: senza più l'aria frizzante che annuncia l'autunno di ottobre e senza ancora l'atmosfera natalizia che accompagna dicembre. Inizia il freddo, le giornate sono più corte, si è nel pieno degli impegni lavorativi e scolastici. È anche il mese in cui ho perso mio papà, diciamo che non è mai stato per me un mese "simpatico". Eppure da qualche tempo l'ho rivalutato. È diventato il mio mese "malinconico": colori così intensi come forse in nessun altro momento dell'anno, come ricordi ancora vividi, che si stagliano su un cielo spesso nebbioso ed opaco (soprattutto qui in città al mattino), come un velo di tristezza per qualcosa o qualcuno che non c'è più. Il termine melanconia arriva dal greco "bile nera". La malinconia non è una tristezza qualsiasi: come scriveva Victor Hugo, "la malinconia è la felicità d'essere tristi", una tristezza dal sorriso mesto, densa di riflessioni ben capaci di arricchire. E se dietro ogni emozione c'è un nostro bisogno, ecco che ho trovato il mio.
Da qualche tempo ho riscoperto il piacere di girare in bicicletta. Era una cosa che facevo quotidianamente quando ero piccola e gran parte dei pomeriggi soleggiati li passavo a girare nei boschi in bici con le amiche. Adesso, mentre porto Vera all'asilo, vedo altri in bicicletta che corrono, suonano, sono di fretta. Io, che ho sempre associato la bicicletta al piacere e al gioco, mi domando come mai spesso ci facciamo prendere dalla fretta, come mai cerchiamo di non perdere neanche un secondo del nostro tempo e corriamo corriamo...
Mia mamma, qualche giorno fa, mentre stava giocando con Vera, mi ha detto che quando andava a lavorare non "aveva mai il tempo" per giocare con noi. Perché era stanca, perché c'era sempre qualche altra faccenda da sbrigare, perché il dovere veniva sempre prima. Credo che sia tutto una questione di equilibrio: il tempo è lì, è certo e scorre. Sta a noi decidere quando accelerare e quando invece rallentare. Il lavoro dello psicoterapeuta consiste anche, ma non solo, nel prendersi cura delle storie delle persone. Le persone che incontro in studio sono tutte importanti: cerco sempre di farle sentire a loro agio (perché raccontare ciò che ci fa stare male non è mai piacevole né facile) e di rendere i nostri colloqui il più utili possibili per loro. A volte mi dimentico che può valere anche il contrario! Queste ciliegie sono state un regalo da parte di una persona che ha intrapreso un percorso di psicoterapia. Stiamo lavorando insieme da un bel po' di tempo, un lavoro di cura faticoso, doloroso ma in cui ho riposto molta fiducia. Ecco, io questo regalo lo vedo così: un prendersi cura del terapeuta e non posso che esserne grata. Ci sono persone che sono molto concentrate su loro stesse e persone che sono sempre attente ai bisogni degli altri. Persone che pensano in modo prioritario al loro benessere e persone che mettono al primo posto il benessere altrui. Persone che osservano la realtà solo dal loro punto di vista e persone che si mettono sempre nei panni degli altri. Fortunatamente non si tratta di giusto o sbagliato, di attribuire giudizi positivi o negativi, di accusare o difendere un comportamento . Si tratta di consapevolezza. Ci sono infatti momenti in cui abbiamo bisogno di pensare solo a noi stessi e momenti in cui è necessario spostare l'attenzione sull'altro. È giusto essere "egoisti" quando sentiamo di non stare bene così come è giusto essere "altruisti" quando è l'altro ad averne bisogno. A volte poi questi due atteggiamenti sono interconnessi, soprattutto quando si parla di relazioni. Il primo passo è sempre ascoltare i propri bisogni e le proprie necessità, in virtù di quello che siamo e che vogliamo essere, ovviamente nel rispetto dell'altro. La cosa positiva è che più diventiamo abili nel prendere consapevolezza, più saremo capaci di equilibrare questi due aspetti, a seconda del momento e della relazione, senza cadere nelle trappole di comportamenti rigidi ed immodificabili. Voi come vi sentite? Siete più Lucy, Charlie Brown o avete trovato la giusta consapevolezza? Quando sentiamo che la situazione che stiamo vivendo non è come vorremmo, capita di iniziare a pensare a tutte le cose che andrebbero cambiate. Nell'elenco finiscono, inevitabilmente, anche "gli altri" e quello che loro dovrebbero modificare o fare per farci stare meglio. Purtroppo però non ci è possibile fare cambiare gli altri senza la loro volontà. Come fare? Socrate ci suggerisce "muovi prima te stesso". Spesso infatti iniziare a cambiare noi per primi porta con sé degli effetti a cascata anche sugli altri che ci stanno vicino. A questo aggiungo: individua i tuoi bisogni nei confronti degli altri e prova ad esplicitarli. A volte si fatica a riconoscere ciò di cui l'altro ha bisogno ma basta un sereno confronto affinché gli altri capiscano cosa possono fare dal loro punto di vista per aiutare noi. Anche questo è un gesto di cura verso noi stessi!
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Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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