Ho vissuto a Garoua, Camerun, per due anni e mezzo. Era un mio grande, enorme, desiderio, quello di andare alla scoperta di un luogo così lontano, con una cultura, una lingua e persone diverse. Prima della partenza, era così tanta l'euforia e la felicità che non pensavo minimamente ai possibili "effetti collaterali" o meglio, mi sembravano problemi irrisori, niente che non potesse essere risolto. E così mi sono avventurata nel "nuovo"!
È stato poi nel vivere quel luogo, quella cultura, quella lingua, quelle persone, che sono arrivati i primi scontri, i primi cedimenti, la nostalgia di casa e delle cose conosciute, la sensazione di non farcela, a tratti ho sentito anche la voglia di lasciare lì tutto e tornare a casa. Mi ricordo esattamente un sabato mattina, con la mia borsa e tutto l'occorrente per il laboratorio espressivo in carcere (fogli, colori, pennelli, matite e pastelli per quaranta ragazzi!), sotto il sole cocente, già sudata ed in cerca di un moto-taxi che non riuscivo a trovare, affonfando nella sabbia ad ogni passo, ho maledetto di aver preso quella decisione di partire. Mi sono fermata, un attimo di riposo e mi sono anche ricordata del perché avessi tanto desiderato essere lì in quel momento. Ed ho ripreso a camminare. Nelle esperienze di vita c'è sempre una parte di desiderio, di voglia di imparare cose nuove, di mettersi alla prova, così come la paura, le preoccupazioni, i cedimenti e la voglia di tornare indietro. Entrambe le parti sono legittime. Sta poi a noi scegliere qual è la direzione più adatta a noi. Questa è stata la mia esperienza personale, se avete voglia di leggere il mio punto di vista come mamma che osserva una bimba che sta imparando...vi lascio questo post !
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Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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