Blake osservò che “una lacrima è una cosa intellettuale”. Corpo e mente infatti non sono entità separate ma un tutt’uno integrato, sin dalla nascita. Il corpo esiste nel tono di voce, nei movimenti, nelle posizioni, perfino nei silenzi. Con il corpo si parla, anche se a volte in modo implicito o inconsapevole. Possiamo dire che il corpo è sempre presente nelle nostre relazioni e nei processi comunicativi. Gaber, descrivendo i sintomi della schizofrenia nella canzone "L'elastico", canta così, a proposito di mente e corpo: Mi ricordo che correvo Le recenti scoperte delle neuroscienze (Damasio, Rizzolatti) rendono sempre più evidente che i meccanismi “mentali” non controllano tutto il nostro “funzionamento”, ma che, al contrario, esiste una connessione tra tutti gli elementi psico-corporei, quindi cognitivi, emotivi, motori, sensoriali, endocrini. Esiste addirittura una “memoria corporea” costituita da tracce permanenti delle esperienze passate nelle posture ripetitive e abituali, nelle alterazioni permanenti delle soglie percettive, nelle modificazioni croniche del tono muscolare di base, nei movimenti scolpiti e irrigiditi nel tempo, nell’alterazione della respirazione. Alcune ricerche (Weiss 1993) hanno messo in evidenza che carenze nel rapporto con la madre hanno effetti neuroendocrini significativi che si manifestano, anche a distanza nel tempo, anche quando si è adulti, nella nostra capacità di reagire di fronte ad eventi stressanti. Altri studi (Siegel 1999) sostengono che i circuiti cerebrali si sviluppano con modalità che dipendono dal tatto: le esperienze senso-motorie positive possono consolidare connessioni neuronali esistenti, indurre nuove sinapsi, evitare che sinapsi e neuroni non utilizzati vengano eliminati e “potati”; possono influenzare persino la velocità di conduzione dei segnali elettrici. A volte però sperimentiamo una mancata integrazione e comunicazione tra psiche e corpo che può tramutarsi in disagio e difficoltà. Gaber le canta così: Dio, che senso di paura Risulta quindi evidente che non è più possibile pensare a un intervento terapeutico sulla persona che non prenda in considerazione i due livelli, quello più prettamente psicologico e quello corporeo/fisico. Intervenire direttamente sul corpo non è né facile né semplice ma è qualcosa di articolato ed estremamente delicato. Si tratta di modificare concretamente il modo di muovere il corpo, di “stare”, di posizionarsi, di comunicare ed esprimere vissuti ed emozioni. E’ attraverso questi nuovi concetti che si può guardare alla persona e alla relazione di cura, con sempre maggiore consapevolezza, nella sua totalità e complessità.
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Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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