Vi è mai capitato, come genitori, di ricevere commenti su ciò che state facendo con i vostri figli?
In questa vacanza mi è capitato spessissimo. È successo che mi si dicesse "stia attenta a lasciare sua figlia camminare sola che passano macchine" quando Vera ha attraversato l'ingresso di un parcheggio sotto il mio sguardo per raggiungere il papà dall'altro lato. È successo che mi dicessero "ah, è lei la mamma, pensavo fosse sola questa bambina" solo perché camminavo un metro dietro Vera per lasciarla libera di esplorare la spiaggia. È successo che mi dicessero "stia attenta che non cada in acqua" quando, seduta sul bagnasciuga, osservavo Vera prendere confidenza con le onde. Ammetto che ho avuto due tipi di reazioni: da un lato tutto ciò mi ha infastidito, ho sentito calpestare i miei "confini" genitoriali (nonostante abbia percepito le buone intenzioni) e, un po' provocatoriamente, ho pensato: ma perché succede sempre a me che sono la mamma e non al mio compagno? E se nei panni di Vera ci fosse state un bambino maschio? Sarebbe stata la stessa cosa? Dall'altro lato frasi simili, che rimandano chiaramente ad uno stile educativo, ripetute, mi hanno smosso dei dubbi su ciò che stavo facendo. Ma, come succede spesso, ciò che una persona dice, racconta più della persona stessa che di ciò che sta parlando. Racconta come vedono il mondo, sulla base delle loro esperienze e di ciò che hanno appreso. Racconta delle loro paure, delle loro preoccupazioni. Racconta delle aspettative che hanno sul come si fa o non si fa i genitori. E allora che si può fare? mi sono chiesta. Forse può valere la pena prendere in prestito qualche loro prospettiva, provare ad osservarla, segnare le cose che ci potrebbero essere di utilità e poi arricchire la nostra. Voi che ne pensate?
0 Comments
Leave a Reply. |
Emma Montorfano
Categorie
Tutti
Archivi
Febbraio 2023
|