Chi ama curare fiori e piante sa che ognuna ha bisogno di attenzioni particolari: il tipo di terreno, l'esposizione alla luce, la necessità di acqua. Se si sbaglia qualcosa, le piante sanno farsi capire: foglie secche, niente fiori, colori spenti o rami spogli. Con questa Cymbidium Ice Cascade, ad esempio, ci sono voluti un po' di tentativi prima di riuscire a trovare la formula perfetta affinché potesse rifiorire di nuovo in pienezza.La stessa cosa possiamo fare con noi stessi : quando sentiamo che le condizioni in cui viviamo non ci fanno stare bene (siano esse il lavoro, o altri ambiti relazionali) possiamo provare a cambiare qualcosa. Il primo passo è osservare e ascoltare ciò che il nostro corpo comunica ( come tensione, dolori, insonnia ...) e cercare di individuare quali bisogni sentiamo non essere ancora soddisfatti. Cosa possiamo cambiare affinché si ritorni a fiorire? Come possiamo prenderci cura di noi stessi? La situazione di emergenza e le conseguenze che ha portato nella nostra vita ci hanno fatto riflettere sul tema della responsabilità collettiva. Anche tornare al lavoro e mettere in atto misure di prevenzione è responsabilità e dovere di tutti. Possiamo quindi chiederci cosa noi siamo in grado di fare per tutelare la nostra salute e proteggere gli altri, cosa è in nostro potere fare, cosa è un nostro diritto (ed è giusto affermarlo) e cosa un nostro dovere. Gettare la colpa e la nostra rabbia sugli altri come noi ha il vantaggio di non farci sentire le nostre paure ma ci porta a non agire in modo responsabile. Cercare di vedere la situazione come una responsabilità collettiva che riguarda tutti aiuta invece a prendere in mano il controllo, a farci sentire capaci di affrontare la crisi, ed efficaci nel prenderci cura di noi stessi e degli altri. E così può valere non solo per la pandemia ma per tanti altri problemi sociali. La nascita del coronavirus non è di certo nostra responsabilità ma lo è domandarsi cosa possiamo fare per gestire la situazione al meglio nel nostro piccolo, con le risorse e gli strumenti che abbiamo. Se il lavoro diventa una fonte di stress per la paura del contagio, ecco che possiamo decidere come proteggerci e proteggere gli altri, consapevoli che purtroppo non esisterà mai un rischio zero. Mettere in atto semplici comportamenti di protezione ha inoltre il vantaggio secondario di farci sentire responsabili, utili per la comunità e più efficienti! Sapere come possiamo gestire una situazione che ci crea stress ... diminuisce lo stress!
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Se siete interessati a conoscere più in dettaglio l'arte del Kintsugi, potete leggere l'articolo "Le cicatrici d'oro" Vi propongo tre spunti di riflessione sulla tematica: una immagine, un testo e un aforisma. Quanto è importante, dopo una ferita, andare avanti e non fermarsi? Quanto ci costa fermarci? E quanto è difficile ripartire? Cosa vediamo dietro di noi e cosa ci aspetta davanti? Una cicatrice sulla pelle è qualcosa che a volte vorremmo nascondere e i motivi possono essere tanti. E così può succedere anche per le "cicatrici" che ci hanno lasciato tutte quelle esperienze che ci hanno ferito e fatto soffrire. Le nascondiamo per vergogna, per non provare più dolore, perchè ci sentiamo in colpa, perché ci fanno rabbia, per non essere nuovamente feriti o per paura di non essere accettati. Alcune esperienze ci lasciano profonde ferite. Ma il processo di cicatrizzazione, seppur doloroso e faticoso, può insegnarci molto, soprattutto su noi stessi.
Ed eccoci arrivati al quarto paio di occhiali ... lenti gialle,che ci permettono di individuare le risorse,i talenti, le capacità, tutto ciò che ci occorre per raggiungere i nostri obiettivi. ![]()
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Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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