"Non ci si lascia fischiettando, con le mani in tasca. Quant'è difficile restituire l'altro alla folla! Gridiamo che tutto è finito; tremiamo di fronte al baratto della quotidianità, indietreggiamo di fronte al vuoto dell'indifferenza, esitiamo ad aprire le porte sull'abisso della solitudine.Ci possiamo offrire il lusso di una fuga, un pomeriggio intero, e raccontarci che prenderemo la nave per mettere fine a anni di vita insieme. Alla sera, torniamo a casa, troviamo il nostro posto nel letto e, mentre ci addormentiamo, la nave si allontana sempre di più. Per interrompere una relazione, bisogna avere il coraggio dell'attimo dopo: per attraversarlo, bisogna essere pronti a utilizzare sotterfugi, mezzi che si pensavano sperimentati e che non sono altro che panacee"
Tratto da Passaggi, di Emile Ollivier
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In quanto donna e mamma di una femmina, cerco di stare sempre attenta agli stereotipi che girano intorno al nostro genere. Mi sto accorgendo di come le descrizioni delle protagoniste delle storie e dei cartoni animati stiano cambiando rispetto a quelle della mia generazione (e con esse anche le narrazioni delle relazioni e dell'amore, perché se cambia una parte, cambia tutto il sistema!). Ma trovo che spesso ci si concentri tanto sull'esatto opposto della principessa da salvare che aspetta il principe azzurro, ovvero la bambina ribelle e coraggiosa, la super eroina. Che va benissimo come prima azione per creare differenza e portare cambiamento ma se si fossilizza, rischia di diventare a sua volta uno stereotipo che ingabbia. Cosa succede se le uniche due possibilità sono queste? E se non mi ritrovo in una o nell'altra? Sono sbagliata?Faccio questo discorso per le donne ma lo estenderei a tutti e a tutte le età. Perché da grandi poi diventa: faccio la mamma o la donna in carriera? In versione maschile: il macho o il sensibile? E così via. Per fortuna però abbiamo una intera gamma di alternative nel mezzo che riescono a dare voce a tante altre descrizioni meno enfatizzate. E qui vi invito ad andare a trovare sempre nuove storie, cartoni, libri, film, per voi e per bambine/ bambini, che portino quella differenza e quella unicità in cui poi ci si possa LIBERAMENTE rispecchiare e ritrovare, senza mai sentirsi dalla parte sbagliata. Cosa ne pensate? In quali protagonisti vi siete rispecchiati maggiormente? Nella coppia si mescolano bisogni, si riproducono dinamiche apprese, si intersecano storie, si giocano "ruoli" (del tipo: salvatore-salvato; sostegno-sostenuto, forte-debole, e così via).
Capita che un ruolo (più o meno inconsapevolmente) piaccia, che risponda ad un nostro bisogno, che traduca bene un pezzo della nostra storia personale. E che magari si incastri alla perfezione con quello dell'altra persona. A volte invece un ruolo sta stretto, si sgomita, si cerca di uscirne a tutti i costi, ributtandolo, a volte purtroppo anche in modo violento, sull'altro. Ed è qui che la coppia può vacillare. Altre volte ancora, succede che la vita si metta di mezzo e ci offra la possibilità di rivedere questi ruoli, di metterli reciprocamente in discussione, di fare sì che si formi un nuovo incastro che sia più funzionale e che porti più benessere. Che ne pensate? Volete avere un riscontro immediato di come i vostri figli treenni vi vedono come genitori?
Niente trucchi, provate a proporre loro di giocare a fare "la mamma/ il papà"! Voi fate i figli mentre loro fanno finta di essere i genitori. Metteranno in scena buona parte di ciò che vivete insieme, come vi comportate, cosa dite, come sgridate e come consolate. E vi assicuro che vedervi dall'esterno fa sempre un certo effetto. Un cambio di prospettiva, che può aiutare a chiedersi "ma mi piaccio così?" Buon divertimento! So che la paura per ciò che il/la terapeuta potrebbe pensare di voi può essere molto forte.
So che ci sono delle parti che vorreste tenere nascoste, perché non vi fanno sentire amat* e apprezzat*. Noi non siamo lì per giudicarvi, ma per guardare proprio quelle parti, "quella merda" ( citando un paziente ), che vi fa sentire così inadeguat* e farvi poi scoprire e sentire che voi avete valore a prescindere. #terapia #terapiasistemica #psicoterapeuta #psicoterapia #ilmiovalore #ilmiolavoro La cucina è spesso uno spazio intimo.
Ruota intorno ai nostri affetti: più si conosce una persona più si conoscono i suoi gusti, i piatti preferiti, ciò che gusterà con piacere e ciò che invece scarterá. A volte aggiungere un posto in più a tavola ci costa fatica (riuscite a vedervi mentre alzate gli occhi al cielo per qualche invito a cena non desiderato?). A volte la porta della cucina invece è ben felice di aprirsi agli amici e alle persone care. Non è sempre facile entrare in intimità con gli altri, condividere, farli sedere accanto a noi, magari collaborare per la riuscita di un piatto o un menù. Con Vera che impasta, pasticcia, mette le dita nelle palline di pane già pronte per la lievitazione, la tentazione è quella di dirle "basta, non si fa", ma non sarebbe il senso per il quale le ho proposto di stare con me in cucina. Va bene allora un panino col segno del dito nel mezzo, va bene anche rifarlo insieme più tondo, va bene perfino riempire quel buchino con dei semini. La cucina è intimità, e lì ci si sta in due. "Possibile che Stanley non desiderasse un figlio quanto lei? [...] se invece sotto sotto avesse voluto che le cose rimanessero come erano, per continuare ad averla tutta per sé, una moglie senza conflitti di interesse, che non divideva il proprio affetto tra padre e figlio? [...]
Si chiedeva se Stanley non avesse svolto troppo egregiamente il ruolo di figlio fratello marito, perché in tal caso, forse, non aveva più spazio per fare il padre" Nelle nostre relazioni abbiamo sempre un ruolo, che sia imposto, scelto, preso per dovere. A volte ci sono figli che fanno da genitori ai propri padri e alle proprie madri ed arriva il momento in cui la voglia della propria indipendenza e realizzazione sembra essere una minaccia o una colpa. Partner che sono ancora così richiamati dal proprio ruolo di figli/e da non riuscire a stare nella coppia e ad investire in una nuova famiglia. Avete mai pensato ai vostri ruoli? All'effetto che hanno all'interno delle vostre relazioni? Anni fa, in Camerun, di questi tempi, la mia amica Giulia mi aveva fatto pervenire una scatola "kit di sopravvivenza" per passare indenne il mese di novembre: sarei stata sola e sarebbe stato l'ultimo mese intenso di lavoro prima di Natale e del rientro in Italia.
La scatola conteneva cioccolato e altre sfizioserie, maschere per il viso, materiali da usare coi minori... Sapeva bene che la solitudine in un posto lontano da casa avrebbe potuto darmi filo da torcere. Un pacco di piccole cose, piene però di quel calore di cui avevo bisogno. Ed ha funzionato, sono uscita indenne da quel novembre! Guardando il parco sotto la pioggia, oggi, mentre portavo Vera all'asilo, mi sono trovata a domandarmi come avessi fatto a non rendermi conto prima di questi colori, di quanta intensità e di quanto calore. Quasi accogliente oserei dire. Credo siano queste, adesso, quelle piccole cose di cui ho bisogno in questo mese. C'è voluto tempo, la preziosità di una amicizia e una figlia da portare all'asilo! E tutte le vite che abbiamo vissuto e quelle che dobbiamo ancora vivere sono piene di alberi e di foglie che cadono.
(Virginia Woolf) Celebrare i compleanni: un giorno eaclusivo per ciascuno di noi.
O quasi, insomma, perché in media in Italia nascono 1000 bambini al giorno, nel mondo più di 200mila. Possiamo però dire che non è una festa come le altre, questa ci ricorda quanto siamo unici, che un altro come noi non c'è. Se da un lato abbiamo bisogno di sentirci parte di un gruppo, dall'altro lato abbiamo bisogno di riconoscerci come una persona ben definita, con caratteristiche proprie, dotata di pensieri ed emozioni. E di sentirci amati proprio perché noi. |
Emma Montorfano
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Febbraio 2023
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